(R. Bruzzone, R. Catania, M. Di Biagio, L. Genovesi)

Nel nostro lavoro su Mirella Gregori ci siamo dati un metodo semplice: rimettere uno accanto all’altro ciò che fu detto allora e ciò che viene raccontato oggi, senza forzature interpretative ma con la cura di leggere le parole dentro la loro timeline.

L’audizione di Massimo Forti, ascoltato il 31 ottobre 2024 dalla Commissione parlamentare d’inchiesta, è uno dei passaggi più delicati di questo percorso: non solo per le discrepanze che emergono rispetto ai verbali degli anni Ottanta, ma perché Forti è la persona con cui Mirella stava ufficialmente insieme al momento della scomparsa.

Chi è Massimo Forti?

Forti e Mirella iniziano la loro relazione nel febbraio 1983, ma si conoscono già da diversi mesi: tra novembre e dicembre 1982 i loro contatti si intensificano, e Mirella annota nel diario numerosi episodi che riguardano proprio quella fase.

Le stenografie dei quaderni della ragazza – decodificate da noi – restituiscono infatti il ritratto vivo di una comitiva stabile, composta da amici di zone diverse della città ma uniti da legami affettivi precisi: Giovanna Manetti, il suo fidanzato Roberto Tiberti, Massimo Forti, e altri conoscenti di Centocelle, quartiere in cui abitano sia Roberto che Massimo.
Mirella racconta uscite, pomeriggi trascorsi insieme, presentazioni reciproche nei bar della zona e piccoli episodi di quotidianità che documentano la natura del gruppo e la vicinanza affettiva tra lei e Forti.

Proprio per questo, la testimonianza di Forti riveste un ruolo cruciale nella ricostruzione delle ultime ore della ragazza.

Le sue parole incidono su elementi centrali della timeline: il litigio avvenuto il pomeriggio del 6 maggio alla festa di inaugurazione del bar Gregori, l’appuntamento del giorno successivo, gli orari delle telefonate a casa Gregori, le ricerche dell’8 maggio, i rapporti con Sonia De Vito.

Mettere in dialogo la versione di Forti del 2024 con ciò che lui stesso dichiarò tra il 1983 e il 1985 – e con ciò che Mirella scrisse nel suo diario, materiale coevo e non condizionato – permette di isolare con precisione gli slittamenti, le aggiunte tardive e le reinterpretazioni successive.

Non è un’operazione polemica: quando cambia il racconto, cambia la scena; quando cambia la scena, cambia il modo in cui leggiamo il caso Gregori.

L’obiettivo di questo lavoro è proprio questo: verificare punto per punto, senza rumore e senza sovrapposizioni, fino a dove gli atti consentono di arrivare.

 

APPUNTAMENTO del 7 maggio 1983 (15:30) 

All’epoca (1983)

Forti riferisce un racconto lineare: dopo essere andato via senza salutarla il giorno prima, all’inaugurazione del bar dei Gregori, non la vede più e non ha in programma alcun incontro con lei. Il 30 settembre 1983 afferma “il giorno precedente alla scomparsa avevo avuto con lei un battibecco ed ero andato via senza salutarla e senza stabilire un preciso appuntamento”
Non emerge alcun appuntamento “sotto casa”, mentre parla di averle telefonato alle 14:20.

In Commissione (31.10.2024)

Forti esordisce dicendo che Mirella avrebbe fissato con lui un appuntamento sotto casa “alle tre e mezza”. È il punto da cui parte la sua ricostruzione, come se fosse un elemento originario.

Che cosa cambia

L’introduzione di un appuntamento mai verbalizzato negli anni Ottanta altera in modo decisivo la lettura della giornata: un impegno alle 15:30 renderebbe Forti parte della timeline immediatamente precedente alla scomparsa, mentre nei verbali è totalmente assente.

 

TELEFONATA DEL POMERIGGIO

All’epoca

Forti è preciso: dirà che ci fu una prima telefonata alle 14:20 (orario in cui Mirella doveva sicuramente essere già a casa, ma non riuscirà a parlare con lei perché la mamma dirà che non è ancora rientrata (ndr probabilmente Mirella si nega). Altre telefonate avverranno quando Mirella non si presenta al fantomatico appuntamento.

In Commissione

La descrizione è più vaga: non specifica di aver chiamato alle 14:20 né sa dire con chi fosse, né in quale momento preciso avvenga la chiamata. Il racconto resta sospeso, senza riferimenti concreti.

Che cosa cambia

La perdita di dettaglio su un evento che negli anni Ottanta è descritto con puntualità riduce la possibilità di verificare gli orari e di ricostruire la finestra temporale reale in cui Forti si muove.

 

LE RICERCHE

All’epoca

La mattina dell’8 maggio, il giorno dopo la scomparsa, Forti, Antonietta e il fidanzato di Antonietta si recano alla pineta di Ostia per cercare Mirella. Quella mattina nessuno nomina villa Torlonia e nessuno parlerà di esserci andato quella mattina. Il fidanzato di Maria Antonietta dirà che lui e la sorella di Mirella sono andati verso mezzanotte a villa Torlonia. La mezzanotte del 7 maggio 1983, ovvero il giorno della scomparsa.

In Commissione

Forti sostiene che fecero anche un giro a villa Torlonia, prima di andare ad Ostia la mattina dell’8 maggio. Questo non risulta in alcun verbale. In più dichiarerà a sommarie informazioni che il 7 maggio 1983 alle 16 esce di casa e incontra due amici sotto casa, rimane con uno di loro fino alle 20 poi torna a casa e non esce più tranne che per telefonare a Casa Gregori.

Cosa cambia?

Da quello che hanno dichiarato Maria Antonietta e Filippo (il fidanzato di Maria Antonietta) a villa Torlonia si recano verso mezzanotte. Massimo Forti non può essere andato con loro perché stando a quanto ha dichiarato all’epoca effettua una serie di telefonate uscendo di casa per poi fare ritorno:

 

LITIGIO-BATTIBECCO-INCOMPRENSIONE DEL 6 MAGGIO 1983

Nota di contesto: il 6 maggio 1983 la famiglia Gregori fa un’inaugurazione del bar dopo una ristrutturazione. Sono invitati tutti gli amici a partecipare. Anche Massimo Forti si recherà a questa inaugurazione in compagnia di Giovanna Manetti (amica di scuola di Mirella), Roberto Tiberti (fidanzato di Giovanna Manetti e amico di Massimo forti) Claudio Manetti (fratello di Giovanna) e un amico mai identificato. Pare che da quell’inaugurazione se ne vadano prima del previsto, perché Mirella trascura Massimo.

All’epoca

Interrogato all’epoca sul motivo di questa uscita di scena senza salutare Mirella, quell’inaugurazione dirà:

In Commissione:

FORTI. È stato più un fastidio che un battibecco, perché onestamente non abbiamo quasi avuto modo di parlare. A parte il saluto, non c’è stato altro modo di poter scambiare due parole con lei e quello è stato forse il motivo per cui ero un po’ contrariato.

IAIA (FDI). Quindi, non c’è stato un vero e proprio battibecco come riportato dalla polizia in questo verbale?

FORTI. No, sono stato travisato.

Cosa cambia?

Non è chiaro già dal 1983 di cosa si è trattato, se di un battibecco, litigata, un’incomprensione che ad oggi però in commissione è diventato un semplice fastidio con la possibilità di essere stato travisato. Si ricorda però che alle 14:20 di quella 7 maggio 1983 Massimo Forti dichiarerà di aver effettuato una chiamata a casa di Mirella Gregori (a cui la stessa si negherà) per cercare di chiarire quello che era accaduto il giorno prima. Il fatto che Mirella si neghi conferma quantomeno che il dissapore c’è stato così come la necessità di doverlo chiarire.

 

APPUNTAMENTO SOTTO CASA (15.30: COMITIVA O NESSUNO?)

All’epoca (5.7.1983)

Sentito dai carabinieri del reparto operativo il 5 luglio 1983, Forti spiega perché la sera del 7 maggio chiama a casa Gregori intorno alle 21:

“Verso le ore 21 del 7 maggio ho telefonato a casa di Mirella per avere sue notizie in quanto la sera prima, all’inaugurazione del bar del padre, me ne ero andato senza salutarla perché mi ero sentito un po’ trascurato e quindi si può dire che avevamo litigato ed ecco perché ho cercato di rintracciarla”.

Non parla di un appuntamento già fissato per il pomeriggio dell’8 maggio.
Il motore della telefonata, nella versione coeva, è il piccolo litigio alla festa e il fatto di essere andato via senza salutarla.

Riferisce inoltre che, al telefono, la madre gli dice che Mirella “non è ancora rientrata”, non che sia uscita di nuovo.

Sul versante Gregori, i movimenti del sabato sono scanditi con precisione:

Il “piano originale” della ragazza, se rispettato, avrebbe comportato il rientro a casa con il padre verso le 14.30, non una nuova uscita in direzione Centocelle in quell’orario. 

In Commissione (31.10.2024)

Alla domanda del deputato Morassut:

“Avevate appuntamento solo voi due?”

Forti risponde:

“Avevamo appuntamento tutti insieme. Eravamo una comitiva di ragazzi e avevamo appuntamento non solo io con lei, ma anche con altre amiche sue di scuola e i miei amici del quartiere”.

Quando Morassut osserva che questo implicherebbe un’uscita da casa “alle due e mezza”, Forti replica:

“Presumo di sì. E quindi, come ripeto, sicuramente fu fatta una telefonata dopo quell’orario. I contenuti della telefonata non li ricordo e onestamente non ricordo neanche chi mi rispose, se la mamma o la sorella, ma qualcuno mi disse che era uscita”.

Subentra poi l’on. Iaia, che legge il verbale del 5.7.83 e chiede come si concilia il presunto appuntamento con il fatto che la sera prima lui fosse andato via senza salutarla.
Forti spiega che l’appuntamento sarebbe stato fissato tramite le amiche di scuola di Mirella:

“Tramite le sue amiche di scuola avevamo detto che ci saremmo visti sotto casa. C’era un’amica di classe, una ragazza che andava in classe con Mirella.”

Alla richiesta del Presidente, indica il nome:

“Giovanna Manetti”.

Forti ribadisce che, “nello specifico”, l’appuntamento era con lui, ma precisa che in realtà l’uscita avrebbe coinvolto “tutta la comitiva” e che la preoccupazione nasce perché “non la vedevamo arrivare e sapevamo che doveva arrivare”. Aggiunge però che Mirella non lo aveva chiamato personalmente per concordare l’orario; sarebbero state le amiche a fare da tramite. 

Che cosa cambia

Il quadro che emerge nel 2024 è molto diverso da quello fissato negli atti dell’epoca, su più piani:

In sintesi, l’“appuntamento sotto casa” delle 15.30, che nella narrazione del 2024 diventa il cuore della preoccupazione di Forti, non esiste nella versione originaria e risulta poco compatibile con i tempi di Mirella, con quanto riferito dalla madre e con i verbali di Giovanna Manetti.

 

Rapporto con Sonia De Vito

All’epoca (18.9.1985)

Quando Forti viene ascoltato nel 1985, a soli due anni dalla scomparsa, la sua posizione è inequivocabile. Alla domanda se conoscesse Sonia De Vito risponde:

“Sarei portato a escluderlo; so che costei era amica di Mirella, ma non ho mai avuto occasione di incontrarla e conoscerla di persona.”

Secondo la versione coeva, dunque, Forti non ha mai visto Sonia: non l’ha incontrata, non gli è stata presentata e non avrebbe potuto riconoscerla.

Nella ricostruzione del 1985 non compare alcun riferimento a dinamiche di presentazione, né alla possibilità che Mirella lo avesse condotto al bar De Vito per fargli conoscere gli amici del quartiere.

La stenografia del diario di Mirella (atto coevo e privato)

La traduzione delle stenografie del diario di Mirella, che costituisce una fonte interna e precedente a qualunque rielaborazione esterna, racconta un episodio molto preciso:
Mirella porta Massimo e gli altri amici al bar di Sonia e li presenta a tutti.

È un passaggio diretto, scritto da Mirella a ridosso dei fatti, che documenta:

Questa informazione non nasce nel 2024: esiste già nel diario di Mirella, ma nel 1985 Forti non ne parla affatto.

In Commissione (31.10.2024)

Quarant’anni dopo, interpellato di nuovo su Sonia, Forti rielabora l’episodio:

“Sonia la conobbi in un’occasione precedente: Mirella me la presentò quando andai a casa a conoscere la madre, qualche mese prima. E me la presentò perché aveva il bar sotto casa.”

Il racconto attuale descrive una scena coerente con ciò che emerge dal diario:
un passaggio a casa Gregori, una presentazione, e la vicinanza del bar come contesto naturale di incontro.

Pur scegliendo un tono sfumato, Forti introduce un contatto reale con Sonia, situato in un periodo precedente ai fatti. 

Che cosa cambia davvero

La divergenza più rilevante non è tra il diario di Mirella e la versione 2024 (che, anzi, vanno sorprendentemente nella stessa direzione), ma tra la versione del 1985 e quella del 2024.

Il punto dunque è questo: nel 1985 Forti nega un fatto che già esisteva nel diario di Mirella. La versione odierna, che riconosce la conoscenza con Sonia, non è incompatibile col diario: è incompatibile con sé stesso, con ciò che lui stesso dichiarò quando i fatti erano ancora freschi. Proprio per questo assume un valore forense importante. Se il diario descrive una scena reale — e il Forti del 2024 sembra confermarla — diventa necessario chiedersi perché il Forti del 1985 la nega integralmente, a distanza di appena due anni dalla scomparsa.

 

Rapporto con Sonia e telefonate

All’epoca (18.9.1985)

Nei verbali del 1985, Forti afferma di non avere alcun rapporto con Sonia De Vito, al punto da escludere perfino che potesse riconoscerla:

“So che costei era amica di Mirella, ma non ho mai avuto occasione di incontrarla e conoscerla di persona.”

Nello stesso verbale viene affrontato anche il tema delle telefonate effettuate dopo la scomparsa. Alla domanda:

“Una volta appresa la scomparsa di Mirella, ha cercato di contattare telefonicamente Sonia De Vito?”

Forti risponde:

“Sì; il recapito telefonico della presente mi è stato dato da Giovanna Manetti.”

Quindi:

Si tratta di un dato documentato in forma chiara. 

In Commissione (31.10.2024)

Quarant’anni dopo, la ricostruzione è profondamente diversa. Alla domanda sul tipo di rapporto con Sonia, Forti risponde:

“Assolutamente no! L’ho vista una volta sola, mi fu presentata da Mirella.”

E subito dopo aggiunge:

“Probabilmente quelle telefonate neanche le ho fatte io, ma le fece una delle amiche di Mirella, perché potevano avere solo loro il numero di telefono di Sonia.”

Forti insiste quindi su tre elementi:

  1. di aver visto Sonia solo una volta;
  2. di non aver avuto alcun rapporto con lei;
  3. di non aver fatto lui le telefonate alla famiglia De Vito, perché solo “le amiche” avrebbero avuto il numero.

Che cosa cambia

Il confronto tra le due versioni mostra divergenze nette:

  1. Nel 1985 Forti dice di aver chiamato personalmente Sonia e di averlo fatto usando un numero che gli aveva dato Giovanna Manetti. Tra l’altro, ricorda anche bene di averlo fatto intorno alle 22.
  2. Nel 2024 Forti sostiene che probabilmente non ha fatto lui quelle telefonate,
    poiché “solo le amiche di Mirella potevano avere il numero”.

Le due affermazioni non sono compatibili:

 

ORARIO 14:20 – LA PRIMA DISCREPANZA

All’epoca (5 luglio 1983 – 30 settembre 1983 – Speciale TG2 1988)

Nel verbale del 5 luglio 1983, Forti dichiara di aver telefonato a casa Gregori intorno alle 14:20, parlando con la madre, che gli riferisce che Mirella non era ancora rientrata da scuola.

Il 30 settembre 1983, sentito dalla Squadra Mobile, conferma lo stesso quadro: la madre gli avrebbe detto che la ragazza non era ancora tornata.

Successivamente, nel 1988, in un’intervista a Speciale TG2, Forti colloca la telefonata alle 14:30, aggiungendo però un dettaglio diverso: sostiene che la madre gli avrebbe detto che Mirella era uscita “dopo che le aveva citofonato un compagno di scuola”.

I verbali degli anni Ottanta mostrano dunque due versioni, ma entrambe collocate ben prima delle 15:00.

In Commissione (31.10.2024)

Quando l’on. Ascari gli fa notare che l’orario riferito oggi non coincide con gli atti, Forti risponde:

“Sugli orari, se ho dichiarato quello, evidentemente erano quelli gli orari. Magari mi era stato detto che era uscita perché le aveva citofonato qualcuno.”

E aggiunge:

“Se all’epoca ho dichiarato 14:20, quella è più attendibile rispetto a quello che posso ricordare oggi.”

Quando Ascari gli chiede di confermare quanto dichiarato allora, Forti risponde:

“Se l’ho dichiarato, lo confermo.”

Che cosa cambia

Il tema non è solo l’incertezza tra 14:20 e 14:30. Il fatto centrale è un altro: Forti inizia la sua audizione del 2024 collocando l’appuntamento sotto casa alle 15:30, e dunque, coerentemente, la telefonata alle 16 (“non vedendola arrivare”).

È solo quando Ascari gli ricorda il verbale del 1983 che Forti “torna indietro” all’orario delle 14:20.

La domanda che resta sul tavolo è semplice e cruciale:

Perché Forti apre la sua audizione con la versione 15:30/16:00, quando per 41 anni ha collocato la telefonata alle 14:20–14:30?

È questo scarto iniziale – non la conferma successiva – a generare la prima grande incongruenza.

 

ORARIO 14:20 – LE DISCREPANZE SUCCESSIVE

All’epoca (1983–85)

La telefonata resta stabilmente anticipata alle 14:20–14:30. È l’elemento che per anni ha definito la collocazione temporale dei movimenti di Forti e della madre di Mirella.

In Commissione (31.10.2024)

L’on. Morassut mette in fila la sequenza degli orari e rileva una contraddizione evidente:

→ la citofonata di “Alessandro” (qualunque sia l’Alessandro) può coerentemente essere collocata dopo;

→ la ragazza potrebbe uscire “un attimo” e poi raggiungere la comitiva.

→ la telefonata non può più riguardare il rientro da scuola;

→ alle 16 Mirella, secondo qualsiasi ricostruzione, è già altrove.

Morassut evidenzia la contraddizione: non c’è alcun motivo per chiamare alle 14:30 se l’appuntamento era alle 15:30.

Il Presidente tenta una conciliazione, ipotizzando che vi fossero “due telefonate diverse”.
È un suggerimento esterno, non un ricordo spontaneo di Forti.

Forti risponde:

“Della telefonata precedente non ricordo, ma se l’ho dichiarato ai carabinieri ed alla polizia, sicuramente l’ho fatta. Ricordo di alcune telefonate fatte dopo, ma fatte non nello specifico da me.”

Cosa cambia

Forti, di fronte alla discrepanza, non ricostruisce la sequenza degli orari, ma sposta la titolarità delle telefonate: alcune sarebbero state fatte da altri, non da lui.

È un punto delicato:

Morassut definisce la discrepanza “non da poco”: se Forti chiama alle 14:20, la scena è una; se chiama alle 16:00, la scena è completamente diversa.

 

ORARIO 14:20 – ULTERIORI CHIARIMENTI

All’epoca (1983)

Nel verbale del 5 luglio 1983, la madre dice a Forti che Mirella non è ancora rientrata.
Nel 30 settembre 1983, Forti conferma. Questa versione è coerente con la dinamica reale dei movimenti della ragazza nel primo pomeriggio.

L’intervista Rai 2 del 1988 introduce invece il dettaglio opposto: la madre avrebbe detto che Mirella era “già uscita” dopo una citofonata.

In Commissione (31.10.2024)

Ascari ricostruisce lucidamente il contesto mediatico e chiede se Forti possa aver confuso i ricordi:

“Secondo lei è possibile che, nella dichiarazione del 1988, si sia confuso perché aveva avuto notizia di questo dettaglio in tempi successivi?”

E aggiunge:

“Molto probabilmente, Mirella era ancora arrabbiata e la mamma può averle detto che non c’era mentre semplicemente non le voleva parlare.”

Forti risponde:

“È plausibile che la dichiarazione più veritiera sia quella fatta nell’immediato… Mi viene da pensare che le dichiarazioni più veritiere siano quelle rilasciate alla polizia e ai carabinieri nell’immediato.”

Che cosa cambia

Il punto non è la scelta tra 14:20 e 14:30. Il punto è che Forti stesso ammette:

Eppure, nella prima parte della sua audizione del 2024, Forti ricomincia proprio da quel tipo di ricostruzione tardiva: un appuntamento alle 15:30, una telefonata alle 16, una dinamica incompatibile con ciò che dichiarò negli anni Ottanta.

Il nodo, quindi, non riguarda solo l’orario: riguarda l’oscillazione narrativa con cui Forti passa da un ricordo all’altro a seconda del contesto e delle sollecitazioni esterne.

 

Il litigio del 6 maggio – l’atteggiamento di Mirella

All’epoca (28 ottobre 1983 – testimonianza Tiberti)

La sera dell’inaugurazione del bar dei Gregori, Tiberti – che insieme a Giovanna accompagna Massimo nel tragitto di ritorno – descrive un episodio preciso:

“Ovviamente, durante il ritorno a casa, tutti e tre parlammo dell’atteggiamento scostante di Mirella.”

E ancora:

“Nel corso della serata Mirella si dedicò completamente alle sue amiche e trascurò Massimo, cosa questa che procurò disappunto in Massimo, tanto che ad un certo punto si avvicinò a me e a Giovanna e ci invitò ad andarcene, accompagnandolo, perché si era stufato.”

Negli atti degli anni Ottanta, dunque, il motivo del malumore è chiaro: Mirella si intrattiene con le amiche, non presta attenzione a Massimo, e Massimo si irrita al punto da voler andare via.

Il litigio è piccolo, ma concreto, ed è sufficiente a generare la telefonata delle 21 del giorno dopo, in cui Massimo cerca di chiarire.

In Commissione (31 ottobre 2024)

Quarant’anni dopo, alla domanda dell’on. Malpezzi sul perché Massimo si fosse sentito trascurato, Forti attenua l’episodio:

“Come ho detto prima, niente di particolare. Probabilmente all’epoca, essendo un ragazzo invitato a un evento, magari mi aspettavo attenzioni particolari.”

E aggiunge una motivazione nuova:

“Col senno di poi, era logico: era una giornata particolare per la famiglia, si inaugurava la loro attività; dunque, era impegnata in quella attività piuttosto che a dar retta a me.”

La ricostruzione diventa quindi più morbida e si sposta su un terreno familiare: Mirella era impegnata con i parenti al rinfresco e per questo non aveva attenzioni per lui.

Che cosa cambia

Il confronto tra le versioni rivela due differenze fondamentali:

  1. “Niente di particolare” vs. una discussione concreta.

Forti oggi minimizza l’episodio, ma Tiberti nel 1983 riferisce che tutti e tre parlarono dell’atteggiamento di Mirella sulla via del ritorno: non un dettaglio marginale, ma un tema che occupa il gruppo mentre rientra a casa.

  1. Motivazione diversa.

Nella versione originaria, la causa del disappunto è chiara: Mirella passa il pomeriggio con le amiche, non con Massimo.

Nel 2024, Forti riformula l’episodio in termini completamente nuovi:

Questa motivazione non compare in nessun verbale degli anni Ottanta.
È la prima volta che Forti interpreta il comportamento di Mirella come legato alla famiglia e non al gruppo delle amiche.

La scena cambia dunque in modo sottile ma sostanziale: il Forti del 2024 tende a smussare il conflitto, trasformando l’episodio da piccolo litigio “di gelosia” tra adolescenti a comprensivo riconoscimento degli impegni familiari di Mirella.

 

Perché questo lavoro?

Questa comparazione non è un esercizio di puntiglio: è il punto di partenza obbligato. Se i racconti di ieri e di oggi non combaciano, ogni ipotesi successiva poggia su sabbia. Servono minutaggi verificabili, luoghi certi, passaggi documentati, così da distinguere ciò che fu visto da ciò che è stato immaginato dopo. Solo ripartendo da una base solida — poche cose ma solide — si può rimettere in fila la giornata del 7 maggio 1983.

Non chiediamo verità prefabbricate, chiediamo metodo: ricucire gli atti, segnalare gli scarti, togliere dal tavolo i dettagli che non reggono. È un’operazione necessaria per rispetto di Mirella e di chi la cerca da quarant’anni. Finché le informazioni disponibili “sembrano tutto tranne che certe”, l’unico dovere è continuare a verificare, punto per punto, audizione per audizione, fin dove la carta e i fatti ci permettono di arrivare.

Nel prossimo approfondimento, ci occuperemo delle dichiarazioni nell’audizione in commissione del 31.10.2024 di Giovanna Manetti, all’epoca compagna di scuola di Mirella.