(R. Bruzzone, R. Catania, M. Di Biagio, L. Genovesi)

Nel nostro libro “Mirella Gregori. Viaggio in un’indagine imperfetta” (Mursia, 2024) abbiamo ripercorso l’intera vicenda con il fascicolo alla mano, compresi i diari originali di Mirella. Il caso è tornato al centro dell’attenzione con la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle vicende Orlandi–Gregori, che ha avviato una lunga serie di audizioni dei protagonisti dei due dossier. Il nostro focus resta su Mirella Gregori: non sul rumore che circonda la sua scomparsa, ma sulla qualità delle parole registrate ieri e allora.

Questo articolo fa parte di un lavoro sistematico di verifica interna agli atti che verrà pubblicato settimanalmente: mettiamo a confronto le dichiarazioni rese in Commissione con ciò che risulta dai verbali coevi degli anni Ottanta, per isolare incongruenze, aggiunte tardive e slittamenti di memoria che ridisegnano tempi, luoghi e ruoli.

Iniziamo questa analisi con l’audizione di Giuseppe Calì dell’11 luglio 2024, letta alla luce delle sue dichiarazioni dell’epoca.

L’obiettivo non è polemico. Mira a un punto semplice e decisivo: quando cambia il racconto, cambia la scena; quando cambia la scena, cambia l’interpretazione del caso Gregori.

Chi è Giuseppe Calì?

Giuseppe Calì è il barista storico del locale della famiglia De Vito in via Nomentana, a pochi metri dall’abitazione dei Gregori. È un testimone di prossimità: conosce i ritmi del quartiere, osserva chi entra ed esce, incrocia gli orari dei residenti. Nel pomeriggio del 7 maggio 1983 è al bancone quando Mirella passa dal bar sotto casa: insieme a Sonia De Vito, Calì risulta tra gli ultimi a vederla prima dell’uscita. Viene ascoltato per la prima volta formalmente nel 1986.

Per posizione e ruolo, la sua testimonianza incide sulla timeline: orario di smonto dal bar, arrivo di Mirella al bar, eventuale sosta in bagno, vestiario indossato il giorno della scomparsa. Proprio per questo gli scarti tra dichiarazioni dell’epoca e le audizioni in commissione attuali sono determinanti: se cambiano i minuti, cambiano i presenti; se cambiano i presenti, cambiano le possibilità percettive del testimone; se cambiano quelle, cambia il modo in cui leggiamo l’ultima traccia certa di Mirella.

 

SMONTO dal lavoro (7 maggio 1983)

All’epoca (16.10.1986): Calì indica una sospensione tra le 15:30 e le 15:45, con ripresa alle 19:30. È una scansione oraria precisa, tipica di chi riporta il turno effettivo di quel periodo.

In Commissione (11.7.2024): racconta che “di solito alle quattro staccavo” e andava a casa a riposare, collocando quindi lo smonto alle 16:00 come regola abituale.

Che cosa cambia: lo scarto di 15–30 minuti sposta la finestra di sovrapposizione con gli altri eventi (arrivo di Mirella, eventuale presenza del padre di Sonia), modificando chi poteva essere ancora in bar e che cosa Calì poteva effettivamente vedere.

 

Vicinanza con i Gregori e indirizzo di residenza

All’epoca (16.10.1986): Calì ridimensiona il rapporto con i Gregori ai soli passaggi in bar: «ho avuto anche modo di conoscere i familiari di Mirella, dato che talvolta anche loro capitavano al bar». Nessun cenno a frequentazioni domestiche, vacanze insieme o dettagli su dove abitasse.

In Commissione (11.7.2024): “Signor Presidente, io lavoravo al bar del padre di Sonia De Vito dal 1978.  Abitavo a dieci passi dal bar, al civico 81 [ndr in realtà era il civico 91] della palazzina A di via Nomentana, mentre nella palazzina B abitavano i Gregori, di cui ero diventato amico. Loro venivano lì, parlavamo, andavamo a casa e sono stato anche in vacanza con loro nel 1981, al paese del padre di Mirella Gregori in provincia di Rieti a Sant’Angelo. C’era anche la sorella Antonietta, con cui tuttora ci sentiamo” Effettivamente esistono delle foto che riprendono le sorelle insieme a Giuseppe Calì, confermando quindi un rapporto che andava oltre il semplice “capitavano al bar”.

Che cosa cambia: la prossimità relazionale passa da conoscenza occasionale nel 1986 a quasi-familiare (case, vacanze, legami continui) nel 2024.

 

Arrivo di Mirella al bar di Sonia

All’epoca (16.10.1986): Calì colloca la discesa di Mirella alle 14:15; nel confronto con Sonia De Vito effettuata lo stesso giorno emerge invece l’orario 15:30. Una sola “passata”, definita dallo stesso Calì come “l’ultima volta” in cui la vede quel giorno.

In Commissione (11.7.2024): sposta l’arrivo a “circa le 15:00”; aggiunge che Mirella e Sonia vanno in bagno per un quarto d’ora. Inserisce un nuovo episodio: il padre di Sonia le dice “dove vai? … tu non vai da nessuna parte”, pur sostenendo che il padre “alle 14:30 se ne andava”; oscillando poi sul quadro orario (“15, ma potevano essere anche le 14:30”). Aggiunge inoltre una lettura psicologica: Sonia avrebbe detto a Mirella “vai tu” e Calì avrebbe notato “la faccia di Mirella, diversa da prima”, come se dovesse andare da sola all’appuntamento.

Che cosa cambia:

 

Le parole del padre di Sonia a Calì

All’epoca (16.10.1986): nei verbali non risulta alcun riferimento a un colloquio in cui il padre di Sonia avrebbe consigliato a Calì di “non dire tutto” ma di “raccontare quello che è successo in quell’attimo”.

In Commissione (11.7.2024): Calì afferma di aver già raccontato “41 anni fa” che il padre di Sonia gli disse: «ti chiameranno anche a te… se vai lì, quando ti interrogano non cominciare a dire tutto. Racconta quello che è successo in quell’attimo». Presenta dunque un condizionamento precedente agli interrogatori, come se fosse noto sin dall’epoca.

Che cosa cambia: l’introduzione tardiva di un presunto suggerimento limitativo da parte del padre di Sonia avrebbe un rilievo forense diretto: se davvero ricevuto e verbalizzato allora, avrebbe inciso sulla valutazione di spontaneità e completezza della prima narrazione di Calì. Poiché nei verbali del 1986 non ve n’è traccia, la versione 2024 appare come aggiunta ricostruttiva che tenta di spiegare retroattivamente eventuali lacune o reticenze del racconto originario. In breve: o un dettaglio così sensibile è stato omesso dai verbali, oppure si tratta di un innesto mnestico postumo che sposterebbe la lettura della sua attendibilità.

 

LA MAGLIETTA (cambio in bagno e prestito di Sonia)

All’epoca (16.10.1986): l’abbigliamento di Mirella è descritto in modo essenziale e senza cambi: «indossava un maglione grigio e dei pantaloni neri». Non risultano riferimenti a magliette prestate, a scambi in bagno o a soste prolungate lì dentro.

In Commissione (11.7.2024): Calì introduce un nuovo micro–evento: dice che Mirella e Sonia si chiudevano spesso in bagno, che quella volta sarebbero state dentro circa un quarto d’ora e che Mirella sarebbe uscita indossando una maglietta di Sonia; aggiunge che Sonia gli avrebbe confermato: «sì, gliel’ho prestata io».

Che cosa cambia: si passa da una descrizione neutra e coeva (maglione grigio/pantaloni neri) a una scena nuova (cambio in bagno + maglietta prestata) che non compare in nessun verbale del 1986

 

PORTA PIA o VILLA TORLONIA?

All’epoca (1983): Nelle dichiarazioni dell’1983 di Sonia De Vito ricorre Porta Pia come punto d’incontro con “Alessandro”, con eventuale successivo spostamento a Villa Torlonia:
31.5.83: invitata per Villa Torlonia con amici, ma “non avendo molto tempo lo avrebbe incontrato a Porta Pia”.

5.7.83: “si doveva incontrare con Alessandro De Luca, alle 15.30 a Porta Pia”.
15.7.83: “aveva accettato di incontrarsi alle 15.30 con Alessandro a Porta Pia, anche solo per pochi minuti”.

In Commissione (11.7.2024): Calì invece nega il ruolo di Porta Pia: “Sonia disse subito che erano andati a un appuntamento a Villa Torlonia, ma non ha mai parlato di Porta Pia”.

Che cosa cambia: la memoria 2024 di Calì è in rotta con gli atti del 1983, che documentano realmente più volte Porta Pia come punto d’incontro, nominato da Sonia.

 

DUE PASSAGGI AL BAR (sì o no?)

All’epoca (16.10.1986): Calì il 16.10.86 ore 11.25 afferma ”Si ho visto Mirella nel bar di via Nomentana verso le 14.15” e aggiunge “È stata l’ultima volta che io ho visto Mirella; in precedenza, sempre il giorno in questione, non avevo avuto modo di vederla”. 

In Commissione (11.7.2024): sollecitato dal Presidente della Commissione sull’ipotesi dei due passaggi che Mirella avrebbe fatto al bar di Sonia, un passaggio appena uscita da scuola e uno subito dopo pranzo in relazione alla citofonata (14:15 e 15:30), Calì conferma: «Sì, è venuta due volte. La seconda volta sono andate in bagno».

Che cosa cambia: la versione 2024 introduce una scena in più (seconda venuta + sosta in bagno) assente nei verbali del 1986, che invece fissano un unico incontro visivo e lo qualificano come ultimo.

 

Perché questo lavoro?

Questa comparazione non è un esercizio di puntiglio: è il punto di partenza obbligato. Se i racconti di ieri e di oggi non combaciano, ogni ipotesi successiva poggia su sabbia. Servono minutaggi verificabili, luoghi certi, passaggi documentati, così da distinguere ciò che fu visto da ciò che è stato immaginato dopo. Solo ripartendo da una base solida — poche cose ma solide — si può rimettere in fila la giornata del 7 maggio 1983.

Non chiediamo verità prefabbricate, chiediamo metodo: ricucire gli atti, segnalare gli scarti, togliere dal tavolo i dettagli che non reggono. È un’operazione necessaria per rispetto di Mirella e di chi la cerca da quarant’anni. Finché le informazioni disponibili “sembrano tutto tranne che certe”, l’unico dovere è continuare a verificare, punto per punto, audizione per audizione, fin dove la carta e i fatti ci permettono di arrivare.

Nel prossimo approfondimento, ci occuperemo delle dichiarazioni nell’audizione in commissione del 31.10.2024 di Massimo Forti, all’epoca fidanzato di Mirella.