Come i sanitari devono comportarsi sulla scena del crimine: regole operative, protocolli e buone pratiche per bilanciare il soccorso con la tuteladelle prove.
La scena del crimine è un equilibrio instabile tra la vita da salvare e la verità.
Spesso sono proprio i sanitari i primi ad arrivare, chiamati per un soccorso che, in apparenza, sembra ordinario. Ma a volte quella chiamata cela una trappola: un depistaggio orchestrato da chi vuole mascherare un delitto. In questi casi, parliamo di scene del crimine a riconoscimento tardivo: situazioni dove solo dopo l’intervento medico emergono segnali che trasformano l’emergenza in un potenziale scenario investigativo.
Il sanitario ha un obiettivo prioritario: salvare vite, sia della vittima che dell’aggressore. Ma in quel gesto vitale rischia involontariamente di compromettere elementi di prova.
Nei rapporti di polizia è frequente leggere annotazioni come: “i sanitari hanno alterato lo stato dei luoghi”. Un paradosso inevitabile in un mestiere che non può e non deve avere finalità investigative, ma che oggi richiede crescente consapevolezza.
Formazione e protocolli
Negli ultimi anni, la contaminazione involontaria delle scene da parte degli operatori sanitari è diventata un tema cruciale. La professione infermieristica e il settore dell’Emergenza/Urgenza hanno compreso l’importanza di nuovi protocolli operativi che aiutino a conciliare la rapidità del soccorso con la tutela delle prove. Per gli infermieri che operano in Emergenza/Urgenza, acquisire competenze che vanno oltre l’ambito sanitario è diventato fondamentale, soprattutto nei contesti dove il crimine e l’urgenza sanitaria possono sovrapporsi.
I principali obiettivi:
- Proteggere vittima e operatori → Proteggere sé stessi, il proprio team e la vittima è il primo passo per un intervento efficace e sicuro.
- Minimizzare la contaminazione → Evitare spostamenti o manipolazioni non necessarie senza alterare la scena.
- Osservazione consapevole → Registrare mentalmente la disposizione della scena prima di iniziare qualsiasi manovra.
- Collaborare con le Forze dell’Ordine → Comunicare efficacemente con le autorità. Segnalare tempestivamente eventuali anomalie, ciò che è stato osservato e fatto, senza alterazioni.
L’infermiere sulla scena: tra vita da salvare e verità da preservare
Un operatore sanitario non è un investigatore.
Ogni suo movimento sulla scena del crimine può fare la differenza.
Secondo il Principio dell’interscambio di Edmond Locard, ogni contatto lascia tracce reciproche tra aggressore, vittima e scena del crimine*. Spostarsi, toccare, operare senza consapevolezza può alterare irrimediabilmente la scena. Per questo, sviluppare la capacità di riconoscere una possibile scena del crimine è oggi una competenza chiave per chi lavora in emergenza.
Sapere cosa fare e, soprattutto, cosa non fare è il vero segreto per mantenere il giusto equilibrio tra salvataggio e tutela delle prove.
La Regola del Non:
Per ridurre il rischio di contaminazione involontaria:
- Non posizionare strumenti su tracce biologiche.
- Non calpestare impronte o tracce ematiche.
- Non spostare il corpo, salvo stretta necessità per il soccorso.
- Non toccare oggetti non legati all’intervento.
- Non esplorare ambienti non coinvolti nell’assistenza.
- Non modificare mobili o armi presenti sulla scena.
- Non usare i servizi igienici, non fumare
- Non parlare con gli astanti
- Non aprire o chiudere finestre, condizionatori, stufe
La memoria dell’intervento
Per compensare la mancanza di fotografie o videoregistrazioni, anche se il sanitario non ha l’obbligo legale di preservare la scena è cruciale redigere una relazione dettagliata, oltre il normale verbale di intervento, che includa:
– Chi era presente al momento dell’intervento.
– Orario dell’arrivo e della prima valutazione.
– Posizione della vittima posizione inziale prima di eventuali spostamenti
– Percorso seguito con indicazioni chiare sugli accessi.
– Staro dei luoghi al buio, finestre aperte o chiuse
– Elementi osservati e azioni eseguite, senza alterazioni o interpretazioni personali
Conclusione
Il confine tra salvataggio e investigazione è sottile, ma ogni sanitario può fare la differenza.
Seppur non sempre applicabile, una maggiore consapevolezza durante il primo intervento permette di ridurre la compromissione delle prove e facilitare l’attività investigativa. Conoscere i principi di comportamento sulla scena del crimine e comprendere l’importanza della sinergia tra sanitari e Forze dell’ordine, è oggi parte integrante della formazione di chi opera in emergenza.
Margherita Di Biagio
Esperta in Scienze Forensi