Quando vengono analizzati i fatti di cronaca, che siano i più noti o i meno eclatanti, è quasi inevitabile che il loro tam tam mediatico, con le diverse opinioni e riflessioni che ne conseguono, possa provocare influenze e suggestioni fuorvianti dall’effettiva realtà storica dei fatti. Quanto e come può influire questo dirompente flusso di notizie di questo inarrestabile circuito, durante un procedimento giudiziario e, di conseguenza, sul giudizio finale?

Ognuno di noi, anche se lontano dalle specifiche competenze che rivestono gli organi deputati, quali Magistrati, Avvocati e consulenti, tende inevitabilmente a rimodellare la ricostruzione di eventi, valutare dati e circostanze secondo una propria ottica personale, crearsi proprie opinioni e radicare determinati convincimenti; a tal proposito, di riflesso, anche il meccanismo giustizia può essere condizionato da questo costante proliferare di scambi comunicativi e da questa massiccia divulgazione da parte dei mass media. Affrontare questo tema che non appare per nulla scontato, significa voler mantenere il focus sul tema relativo al solido equilibrio che il processo dovrebbe sempre mantenere intatto ed inalterato, soprattutto riguardo la stabilità di valutazione e decisione; il nodo centrale, è proprio rappresentato dalle possibili insidie che si possono infiltrare all’interno di un contesto che dovrebbe rimanere avulso e incontaminato da qualunque fattore esterno e da qualunque pressione mediatica.

Questa inclinazione, ad oggi, sembra oramai diventata un costante prassi sociale e di costume dove, i diretti protagonisti della cronaca giudiziaria e non, si trasformano in onnipresenti protagonisti del web, di talk show e programmi televisivi di ogni genere.

Questa valutazione ci porta al punto nodale dell’analisi che stiamo affrontando: quanto, di questa incessante diffusione di notizie, di scoop spesso neanche confermati, possono fuorviare, suggestionare  gli organi inquirenti verso altre decisioni da intraprendere?

Non è facilmente dimostrabile che Magistrati, legali e consulenti possano subire molteplici condizionamenti ma, al contempo, non si può assolutamente negare che questo possa concretamente accadere perchè la strumentalizzazione mediatica può realmente influenzare determinate valutazioni e scelte: questa breve riflessione è finalizzata ad evidenziare su quanto sia essenziale preservare la funzionalità del giusto processo dove, la prova che si forma in dibattimento, rimanga estranea a condizionamenti senza che forze esterne provochino uno squilibrio invalidante sul giudizio finale, salvaguardando così l’imparzialità dei Giudici e del loro operato e di un modus operandi che si basi esclusivamente sui criteri di ragionevolezza e proporzionalità.

E’ fondamentale che il canale informativo mantenga la propria legittimazione a divulgare notizie fondate, mentre l’ambito investigativo-giudiziario sia in grado di preservare le proprie funzioni senza subire interferenze che vadano a condizionare, e quindi alterare, quelle che sono le capacità di discernimento e convincimento del Giudice affinchè, questo inquadramento ben netto, possa evitare di commettere  errori valutativi e distorsioni analitiche, con il solo scopo di evitare che tutte  queste variabili esterne , creino un parallelo circuito giudiziario in contrapposizione a quello già esistente.

Valentina Giannola